BILANCIO SOCIALE

"LA MORALITÀ NON È PROPRIAMENTE LA DOTTRINA DEL COME RENDERCI FELICI, MA DI COME DOVREMO DIVENTARE DEGNI DI POSSEDERE LA FELICITÀ."
(IMMANUEL KANT)

La cooperativa Parsec, considerata nella sua natura di impresa sociale, svolge un ruolo significativo nel sostenere l'inclusione sociale, rappresenta un tramite tra il territorio, i cittadini che lo abitano e le istituzioni, contribuendo a rendere la società più giusta, più forte e più coesa. È, quindi, un soggetto economico no profit che, perseguendo le proprie finalità, contribuisce a migliorare la qualità della vita dei membri della società in cui è inserito.

Con i dati che seguono vogliamo dare conto delle scelte, delle attività, dei risultati e dell'impiego di risorse, in modo da rendere visibile ai cittadini e ai diversi interlocutori, come la cooperativa interpreta e realizza la sua missione istituzionale e il suo mandato.

Vorremmo cioè rappresentare un quadro trasparente della complessa interdipendenza tra i fattori economici e quelli socio-politici conseguenti alle scelte fatte, evidenziando quantità e qualità delle relazioni esistenti tra la cooperativa ed i gruppi di riferimento, rappresentativi dell'intera collettività: mostrare quindi l'impatto socioeconomico e il benessere generato dal nostro lavoro.



Bilancio sociale

Nel redigere una possibile riflessione sull’anno appena trascorso ci siamo ritrovati a interrompere la lunga e inesauribile teoria di “cose da fare”, procedure da seguire, impegni amministrativi da assolvere per dedicarci ad un momento di riflessione sul periodo che stiamo vivendo, all’interno del quale si dipana l’azione della nostra cooperativa.
A rischio di dire una banalità, quello che abbiamo vissuto è stato un periodo straordinario. Di più, inedito.
Eravamo già stati messi duramente alla prova da tutti ciò che ha portato con sé il nuovo millennio, con tutto il suo corollario di eventi inauditi e drammatici: le guerre, le migrazioni, i problemi climatici, la crisi dell’economia occidentale. A complicare la vita di tutti noi e della nostra cooperativa, nel dicembre 2014 ci è piovuta addosso, senza che fossimo minimamente coinvolti, l’inchiesta “Mafia capitale”, che ha gettato un velo di sospetto su tutto il lavoro sociale, precipitandoci in uno stato di profonda, ingiusta mortificazione. Abbiamo resistito, forti della consapevolezza dell’indispensabilità del nostro lavoro e della certezza della nostra onestà e correttezza amministrativa.
Alla luce dell’ultimo biennio, quanto appena detto sembra ridimensionarsi, si scolora, impallidisce. Dal 2020 siamo precipitati in una crisi senza precedenti, che ha riguardato tutto il corpo sociale: una crisi che ha modificato, anche se ancora non ce ne rendiamo del tutto conto, le antropologie di tutti noi. La pandemia del Covid-19, ancora non esaurita, al di là di tutto ha dimostrato, avrebbe dovuto dimostrare, che se tutti eravamo ugualmente in balia di un mare in tempesta, non tutti avevamo però la stessa imbarcazione per affrontare i marosi. Noi per primi ci siamo immediatamente resi conto di quanti cittadini erano impossibilitati al ritiro domestico, semplicemente perché privi di abitazione (12.000 a Roma); ci siamo resi conto che la DAD è diversa se hai quattro figli e due stanze o, al contrario, due figli e quattro stanze, o se hai un solo device o, al contrario, laptop per tutti i membri del nucleo familiare. Mentre tutti dicevano “andrà tutto bene”, noi aggiungevamo “speriamo per tutti”.
Oggi, a questa serie di eventi che ci hanno precipitati, in un mondo in profonda trasformazione, si aggiunge la guerra in Europa. Sembra di vedere le sagome dei biblici cavalieri dell’Apocalisse, la guerra, la violenza, la carestia e la pestilenza.
Tutto questo pesa nelle vite di ciascuno di noi, sui nostri pensieri, sulle preoccupazioni per i nostri cari, delle persone di cui ci occupiamo e il futuro di tutti. Vogliamo però pensare che almeno un ambito possa rappresentare, se non una certezza, almeno un terreno dove ciascuno di noi si sente di avere piena cittadinanza, capacità decisionale e trasformativa. Parlo del nostro lavoro, del nostro modo di intendere ed agire la cooperazione e il lavoro sociale. Infatti, mentre accadeva ciò che abbiamo appena descritto, ci sembra di poter dire che abbiamo comunque continuato a mantenere la barra dritta, garantendo con il maggiore rigore metodologico e impegno possibile, servizi orientati al benessere sociale, coniugando, con fatica, la nostra azione nei territori con la partecipazione ai momenti in cui si costruiscono nuove traiettorie politiche per il sociale.
Abbiamo continuato a progettare, diremmo con successo, partecipando all’offerta di bandi pubblici per la gestione dei servizi; abbiamo garantito momenti di incontro, di scambio e di formazione per i soci e per i collaboratori. Tutto questo non tralasciando la cura dei rapporti con le nostre reti, con i nostri committenti, con gli attori del territorio.
Nel prossimo anno ci attendiamo che le risorse del PNRR restituiscano finalmente respiro alla cura delle città, contribuendo a mitigare la sempre crescente disuguaglianza. Ci aspettiamo inoltre che la tanto attesa co programmazione e co progettazione consenta finalmente un rapporto non ancillare tra i cittadini, la cooperazione e le amministrazioni regionali, comunali e municipali.



Car* soc*,
nello scrivere queste brevi note introduttive al bilancio sociale 2022, mi sono trovata a ripercorrere gli eventi internazionali che hanno influenzato, e purtroppo continuano a influenzare, la nostra vita di cittadini e di cooperatori.
Tra i tanti accadimenti che hanno costellato lo scorso anno, tre mi sembrano particolarmente significativi per ciascuno di noi, per la nostra cooperativa e per il sociale a cui ci dedichiamo.
Quattro date che descrivono il mondo che ci è toccato in sorte di abitare: conflitti tra gli imperi, crisi climatica globale, repressione dei più elementari diritti umani, nuove frontiere:

  • Il 24 febbraio è la data di inizio dell'invasione russa dell'Ucraina. I cittadini europei, dimentichi dei sanguinosi conflitti nei balcani e della miriade di guerre combattute in ogni parte del globo, si trovano a fare i conti, dopo 78 anni, con uno scenario bellico al centro del continente, con tutto il corollario di città bombardate, massacri di civili, con le sofferenze e le crudeltà che accompagnano ogni conflitto;
  • Il 22 agosto, il rapporto dell’Osservatorio globale sulla siccità certifica che l’Europa è colpita dalla più grave siccità degli ultimi 500 anni;
  • Il 16 settembre viene uccisa in Iran Mahsa Amini, per aver infranto la legge islamica sul velo. L'evento scatena una serie di proteste, la cui violenta repressione da parte delle autorità causa oltre 200 vittime, centinaia di feriti e oltre 1.500 arresti;

Di fronte a quello che i sociologi chiamano “fatti sociali totali e globali”, mi sono immedesimata in una adolescente contemporanea. Non importa se italiana, europea o africana. Non importa perché questa generazione alfa mondiale, a dispetto di quanto viene propagandato da chi pensa di costruire iniqui cancelli sul mare migratorio, si assomiglia. Si assomiglia nel desiderio di poter crescere in un mondo vivibile. Noi che ci occupiamo, tra le altre cose, di migranti, lavoro gravemente sfruttato, accoglienza di minori non accompagnati, di persone che usano droghe, di questioni giovanili, di politiche urbane, lo sappiamo bene.

La nostra cooperativa, insieme a queste generazioni globali, si trova ad affrontare le sfide inedite sopra riportate, che mettono in serio rischio la vita e le antropologie di noi tutti. Non deve essere facile costruire la propria identità, ricercare una propria collocazione in un mondo che normalizza la guerra, che si preoccupa più dei vetri delle cornici delle opere d’arte, piuttosto che del destino del pianeta, che accetta la violenza di genere e di ogni genere, le disuguaglianze e la morte in mare di migliaia di umani come se fossero causate da eventi non antropici, come se le cause non fossero connesse al modello di sviluppo scelto dall’occidente capitalistico. I giovani di cui parliamo, spesso si confrontano con adulti abituati a guardare con sufficienza alle loro rivendicazioni, sufficienza che trasforma atti di opposizione a uno sviluppo ritenuto insensato in crimini da codice penale. La riflessività del mondo adulto sembra aver raggiunto i minimi storici.
Noi, dal nostro canto, abbiamo affrontato la pandemia con fatica e responsabilità, non mancando al nostro compito di essere vicini e solidali con i nostri utenti: con la stessa determinazione, continueremo a “fare sociale”, per raggiungere quella felicità collettiva possibile che rappresenta il nostro orizzonte di senso.
Parsec, nonostante tutto, cresce e nel 2022 abbiamo: ampliato il nostro CDA, avviato il processo per l’ingresso di nuovi soci, aggiudicato nove nuovi progetti, aggiunti due nuovi ambiti (l’affidamento familiare e MGF - le mutilazioni genitali femminili). Inoltre, il settore della progettazione è divenuto oggetto di riflessione e autoformazione, coinvolgendo tutte le aree della cooperativa. Infine, siamo stati presenti, con passione e professionalità riconosciuta, in tutte le reti che abitiamo e in tutte gli eventi nazionali dove si è lavorato per il miglioramento delle politiche pubbliche che ci riguardano, non ultima la Conferenza Nazionale sulle Droghe di Genova e il successivo Pand, Piano Nazionale Dipendenze.

Con questo patrimonio, umano e ideale, abbiamo comunque continuato a misurare a piedi la città, come impone la nostra precisa e senz’altro impegnativa scelta di campo.

 

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